Report del viaggio in moto in Marocco dal 14 aprile al 3 maggio 2014.
Il nostro Marocco.
Ciao a tutti, dopo l’esperienza Tunisina dello scorso anno in Africa, mi ero ripromesso di tornarci con Flavia per visitare il Marocco.Visto che il TEAMGSBIKERS non ha programmi in proposito per quest’anno, dopo aver consultato i siti di vari Tour Operator , la scelta finale è stata: “ andiamo per conto nostro”!
Così sbirciando per la moltitudine di siti, e leggendo i report di persone che hanno
vissuto questa fantastica esperienza in moto e non, abbiamo fatto un programma
dei luoghi da visitare, e delle strade da percorrere, cercando di ottimizzare
al massimo il tempo a nostra disposizione. E durante questa ricerca mi sono imbattuto in un sito che non conoscevo
si chiama http://www.bambinineldeserto.org/.
Si tratta di un’organizzazione umanitaria i cui obiettivi sono la lotta alla desertificazione, e l’autonomia alimentare nel Sahara e nel Sahel. Ho contattato i responsabili del team BnD Biker, manifestando la volontà di
poter partecipare in qualche modo con un aiuto concreto . Mi hanno risposto immediatamente, comunicandomi l’indirizzo di un villaggio sperduto ai confini dell’Algeria nelle dune dell’Erg Chebby, nei pressi di Merzouga,
dove i maestri di una scuola elementare Paloma e Salem essendo già stati informati del nostro viaggio ci aspettano .
Porterò loro materiale didattico.
Per loro , una penna, una scatola di pastelli, un album da colorare , un quaderno,
sono beni preziosi, quasi introvabili. Sono 2 pacchi da 10 kg. cadauno.
IL PROGRAMMA
Partenza il 17 aprile, ritorno il 4 maggio 2014 . Tenendo conto del tempo di trasferimento, di quattro giorni tra andata e ritorno da Ceuta, il tempo del tour Marocchino è di 13 giorni pieni. Premetto che non ho fatto alcuna prenotazione, ne della nave Civitavecchia – Barcellona , ne degli alberghi dove alloggeremo la sera, perché il programma di massima che abbiamo potrebbe essere soggetto a variazioni date dalla meteorologia, dalla stanchezza, dal fatto che possiamo cambiare itinerario in qualsiasi momento senza limitazione alcuna.
Programma di viaggio:
Giovedì 17 aprile: ore 22:00 imbarco da Civitavecchia per Barcellona.
Venerdì 18: Arrivo a Barcellona ore 18:00 circa e proseguo direzione Valencia. Albergo. Km. 300
Sabato 19: Partenza di buon mattino per Algeciras , arrivo ore 20:00,
imbarco con traghetto, ore 22:00 a Ceuta. Albergo. Km. 900
Domenica 20: Panoramica del Rif. Da Ceuta, Tetouan, Chefchaouen, ketama, Targuist,Taounate, Fes. Albergo. Km. 430
Lunedì 21: Da Fes, Ifrane, Azrou, strada turistica “ valle dei cedri”,pista sterrata parco nazionale“ aguelma egigza “, pista cirque du jaffar, Midelt. Albergo.
km. 400
Martedì 22 : Da Midelt, Rich, gole du zirz, Errachida, Erfound, pista sterrata R 702 direzione Merzouga. km 370. Parcheggio moto in Hotel e tramite dromedario , con circa un’ora raggiungere l’accampamento berbero nel pieno dell’ERG CHEBBI,dove assistere al tramonto e cenare e dormire in tenda.
Mercoledì 23: Giornata interamente dedicata alla consegna del materiale didattico
ai bambini del villaggio ad Hassi Labiad. Km 10.
Giovedì 24: Partenza per Tinerhir, gole du Todra, pista sterrata R 704 Gole du Dades, Boumalne Dades. Albergo Km 350.
. Venerdì 25 : Boumalne Dades, kelaat m’ Gouna, fare il giro della “ valle delle rose”,Ouarzazate, Ait-Benhaoud, valle delle meraviglie, pista sterrata P 1506 Telouet,passo Tizi-n- Tichkla , Ait Ourir. Albergo. Km. 250.
Sabato 26 :Ait Ourir, Tananaoute, Asni, passo Tizi-n- Test, Taroudant, Agadir.
Albergo km 250.
Domenica 27: Agadir, Essaouira, Marrakech.Albergo.km. 350.
Lunedì 28: Marrakech. Albergo km. 0.
Martedì 29: Marrakech, cascate di Ouzoud, diga di Bin el Ouidane, Casablanca.
Albergo. km. 400.
Mercoledì 30: Casablanca, Asilah . Albergo km. 300.
Giovedì 1 Maggio : Giornata di mare ad Asilah , la sera imbarco da Ceuta per la Spagna, Algeciras. Albergo . km. 100 .
Venerdì 2 maggio Algeciras, Almeria, visita ai villaggi Western, proseguo per Alicante. Albergo. km. 650
Sabato 3 maggio : Alicante Barcellona km 550, ore 22:00 imbarco per Civitavecchia.
Domenica 4 maggio : Ore 20: 00 arrivo a casa. km. 120
Chilometri totali in moto circa 6.000.
Questo è il programma che abbiamo fatto seduti davanti al pc. Quello che effettivamente svolgeremo, cercheremo di trasmetterlo a voi tramite piccoli report e foto quotidiane. Ho inserito volutamente dei percorsi in piste sterrate dal fondo duro e compatto, niente piste sabbiose vista la mole della moto con passeggera e valigie. Per la moto, oltre al classico tagliando, al kit antiforatura e qualche attrezzo di base , non prevedo nulla di particolare. Per la gommatura ho optato perle Heidenau k60 scout. Ho invece previsto di fare un’assicurazione Europassistance per la durata del viaggio, che mi copre in caso di guasto moto, incidenti, infortuni ecc. ecc. , oltre a quella che dovrò fare alla frontiera come complemento alla R.C. italiana. Come linea guida userò la carta stradale Michelin 742. Per il pernottamento, partirò da casa con una lista di alberghi “consigliati”, poi si vedrà sul momento. Sul navigatore Tom Tom rider, caricherò la carta stradale del Marocco, indispensabile per districarsi nelle grandi città, e trovare gli alberghi velocemente.
Primo giorno, giovedì 17 aprile.
La nave salpa in direzione Barcellona, da Civitavecchia alle ore 22:00. Alle venti siamo già al porto, devo acquistare il biglietto. Una cena frugale e imbarco immediato. Sulla nave incontro il mio istruttore di delta e parapendio, con il quale nel 1990 mi sono brevettato, e abbiamo fatto parecchi voli insieme. Erano venti anni che non ci vedevamo, e le cose da raccontare erano tante. Anche lui appassionato di moto, faceva un viaggio nella Spagna centrale con la moglie.
Secondo giorno, venerdì 18 aprile.
Giornata passata sulla nave. Alle diciotto sbarchiamo a Barcellona, e subito prendiamo direzione Valencia, vogliamo percorrere una parte dei 1170 km che ci separano da Algeciras, il porto di imbarco per il Marocco. Inizia a fare buio e ci fermiamo a Port de Sagunt, dopo 300 km circa. Troviamo subito un albergo e un ristorantino.
Terzo giorno, sabato 19 aprile.
Giornata soleggiata, temperature sui 24-28 gradi.
Percorriamo tutta la strada costiera spagnola, Valencia, Benidorm, Alicante, Cartagena, Almeria, Malaga e dopo 800 km alle 17:00 siamo al porto di Algeciras. Quaranta minuti e il traghetto ci sbarca a Ceuta, enclave spagnola in Marocco. Alla frontiera inizia la tiritera con i poliziotti marocchini. Aspetta qua, vai di la, vai in quell’altro ufficio, torna con il timbro…. Finché non si presenta un tizio che parlava italiano e si proponeva con venti euro di velocizzare la pratica di ingresso. Accetto e infatti ci fa saltare la fila, e ci porta davanti all’ultimo cancello. Dopo aver parlato con il poliziotto di turno ci fa aprire la sbarra e siamo “liberi”. Nel piazzale successivo ci sono una fila di baracche. Sono le casette delle agenzie assicurative. In Marocco la nostra assicurazione non vale, bisogna integrarla con una polizza locale. Bussiamo ad una di esse e ci apre un tizio che ci propone una polizza per un mese al costo di novanta euro. Accettiamo. Siamo a posto. Percorriamo una ventina di km di lungomare e avvistiamo un albergo a otto piani. E’ della catena Ibis, il nostro preferito. Chiedo e hanno una camera con colazione a 60 euro. O.k.
Quarto giorno, domenica 20 aprile.
Giornata a tratti nuvolosa. Temperatura 24 gradi.
La destinazione di oggi è Fes, una delle quattro città imperiali Marocchine. Percorriamo la strada panoramica del Rif, che da Ceuta passa per Tetouan, poi Chefchaouen, Issaguem con arrivo a Fes. Intanto ci siamo resi conto di come guidano qui. Siamo incappati in un incidente mortale tra un furgone e un’automobile, e poco dopo tra moto e auto. Un francese su adv, ma sembra nulla di grave. La moto da carro attrezzi. La strada 350 km di curve, asfalto tipo vetro, Flavia che ogni curva mi diceva attento qua, attento la……… Comunque tutto bene. Arrivati a Fes mi fermo e inizio a cercare un albergo con il navigatore, opto per il solito Ibis, alle 20:00 siamo sotto la doccia. Pranzato con due arance, la cena invece con un pacco di biscotti.
Quinto giorno, lunedì 21 aprile.
Giornata soleggiata.
Oggi giornata turistica. Niente moto. Siamo a Fes, e iniziamo con il trovare una guida ufficiale che parla italiano per farci accompagnare nella medina, dove ogni guida turistica la descrive come un luogo poco sicuro, e dove ci si perde con facilità. Trovata la guida 3 ore in giro all’interno di questa città nella città. Ci porta alla fine alla conceria. Una cosa assurda. Una puzza di guado di piccione nauseante, ma la cosa che ti fa inorridire, sta nel vedere questi uomini che stanno all’interno delle vasche dove si preparano e colorano le pelli a contatto con questi prodotti chimici. Durante la visita ci siamo resi conto che di pericoloso non c’è nulla. Infatti appena la guida ci ha lasciato ci siamo addentrati da soli percorrendo vicoli prima inesplorati, e trovando la via di uscita delle varie porte agevolmente. Da visitare assolutamente.
Sesto giorno, martedì 22 aprile.
Stamane a Fes è nuvoloso e ci prepariamo molto coperti dato che si sale. Infatti nei pressi di Ifrane, una cittadina costruita dai francesi sullo stile di s. Moritz la temperatura scende fino a tre gradi, pioviggina. Indossiamo l’antipioggia, ma tutto dura una trentina di km. Ci affrettiamo a scendere e trovato un bar ci gustiamo un caldissimo tè alla menta. Stendo la cartina sul tavolo e pianifico l’itinerario per arrivare a Midelt, non per la strada nazionale, ma attraverso stradine nei magnifici boschi di cedri e conifere.Il sole torna a splendere, e la temperatura torna a livelli di 24-28 gradi. La strada sembra mezza asfaltata il navigatore mi dice 70 km…..vado, ma poco dopo inizia lo sterrato con parecchi punti fangosi. 3 ore per fare 60 km, panorami e posti incantevoli. Flavia spesso scende ed io fatico non poco a passare. C’éra stato un temporale nei giorni scorsi e in parecchi tratti, dei piccoli smottamenti del terreno creavano non poco disagio. Durante il percorso abbiamo incontrato 3-4 piccoli villaggi composti da 4 case in paglia e fango. Sembravano disabitate ma al nostro arrivo sulla strada appariva sempre qualche bambino che si sbracciava per salutarci. Io mi fermavo sempre. Non potete immaginare che tenerezza …..I loro occhi luccicanti …..tendevano la mano…..facevano vedere che erano senza scarpe e con i vestiti stracciati. Noi regalavamo a loro caramelle, erano contentissimi….Abbiamo trovato sempre persone dignitose quando ci fermavamo sempre qualcuno ci veniva incontro per sapere se avevamo bisogno di aiuto. Un lavoratore della strada si prodiga con un misto di berbero e francese a indicarci la strada….alla fine si inginocchia e ci disegna il bivio sullo sterrato….mentre ci allontanavamo continuava a ripetere a destra…a destra. Tornati sulla nazionale al benzinaio, ci accorgiamo che la giacca antipioggia di Flavia l’abbiamo persa. Percorriamo qualche km e arriviamo a Midelt. Usciamo dalla città e a lato della strada notiamo un resort stile arabo. Ci danno una camera spaziosa e la cena “marocchina”. La moto ce la fanno mettere dentro all’ingresso. In tutto paghiamo colazione compresa 60 euro.
Settimo giorno, mercoledì 23 aprile.
Giornata bellissima, temperatura sui 30 gradi.
Proseguo del viaggio direzione Merzouga. Strade meravigliose. Ci sono da fare 250 km circa. Percorriamo la N.13, fino ad incontrare “il tunnel del legionario”. Trattasi di un tunnel scavato nella roccia dai legionari francesi nel 1930. Esso delimita l’ingresso alle gole dello Ziz. Il canyon, lungo 80 km, si snoda tra le colline. Ci fermiamo a Erfound, grande città. Notiamo un supermercato stile europeo e visto l’ora acquistiamo panini e frutta per il pranzo. Invece di proseguire per la nazionale vado a cercare la strada sterrata r 702. Una cosa allucinante, circa 40 km di pista dal fondo durissimo, e scalettata. Le vibrazioni alla moto erano tante che pensavo di arrivare con la moto smontata. Ogni 10 km ci fermavamo a controllare se tutto era ok.
A Merzouga c’è l’Erg Chebby. Si tratta di una formazione sabbiosa con dune alte fino a 150 metri che si protrae per una ventina di km. Telefono a Paloma, una ragazza slovena di 32 anni, che parla cinque lingue compreso l’arabo, la quale si occupa di recapitare nei vari villaggi i generi che arrivano dall’Europa. Lei mi dà l’indirizzo di un resort nel quale aspettarla, e dove possiamo dormire, ai margini del deserto. Il caldo si fa sentire, siamo a 35 gradi, e dopo il disbrigo delle formalità ci immergiamo nella piscina del resort. Arriva Paloma ci dice di lasciare la moto nel resort e seguirla. Sono arrivati dall’Italia delle persone con un camion, per conto dell’organizzazione “bambini nel deserto”, la stessa con cui avevo preso i contatti io. Una pura casualità. Portano generi di prima necessità, (zucchero, farina, riso, scatolame vario), prodotti medicinali da banco (garze, disinfettanti, forbici, cerotti, ecc. ecc.) e dei giochi per un parco che devono allestire nei pressi della scuola. Con loro anche delle persone che viaggiano per piacere su fuoristrada. Siamo diretto ad Hassi Labiad, un piccolo villaggio a una decina di km dal resort. Noi desiderosi di lasciare il nostro piccolo contributo di materiale didattico alla scuola li seguiamo. La strada sterrata compatta ad un certo punto diventa sabbiosa. La moto diventa inguidabile e dico a Paloma se Flavia può sedersi in un fuoristrada. Proseguo da solo ma per due volte cado a velocità ridottissima. Arrivo comunque al villaggio e ci rechiamo nella scuola dove lascio tutto il materiale alla maestra. I bambini contentissimi nel vedere tutti gli album colorati, le matite, i quaderni. Con i ragazzi dell’associazione scarichiamo i giochi dal camion e iniziamo a scavare le buche nel piazzale antistante la scuola, per posizionare i giochi. Un ‘altalena, un asse a dondolo, un girandola. I bambini tutti gioiosi e contenti. Ad un certo punto arrivano i genitori a prelevare i bambini da scuola e si associano alla festa improvvisata. Si è fatto buio, dobbiamo tornare al resort. Mi affianco al fuoristrada di Paloma che mi fa luce nella pista desertica, e che comunque mi indica la strada. Ad un certo punto ci perdiamo il camion che avevamo dietro. Paloma si ferma e mi fa: aspettami qui non ti muovere vado a vedere cosa è successo e torno. Sono le nove di sera e qui ve lo assicuro buio pesto. Solo le stelle che brillano in cielo si possono vedere. Aspetto, aspetto, e dopo due ore vedo delle luci. Erano loro. Si era rotto un tubo del gasolio al camion e riparato al volo, alle ventitré siamo al resort. Giornata davvero emozionante. Svuoti le valigie, ma torni a casa con bagaglio culturale arricchito e nella mente impressi i sorrisi di questa gente. Andiamo a cena in un villaggio poco distante dal resort, una specie di ristorante, dove gustiamo pietanze esclusivamente locali! Dopo cena abbiamo assistito a una danza caratteristica berbera, attorno ad un grande falò acceso. Tipico spettacolo per turisti!
Ottavo giorno, giovedì 24 aprile.
Oggi sempre con Paloma e i ragazzi dell’associazione facciamo il giro dell’Erg, per portare altri prodotti ai piccoli villaggi e accampamenti berberi. Riesco a trovare due posti in un fuoristrada, e iniziamo il giro. Ci fermiamo in una tenda di un accampamento nel deserto. Qui abita una signora, tre galline, una capra grande, due capretti, un asinello. L’acqua è in un pozzo collettivo a 1 km di distanza. Il marito l’ha lasciata li sola con 3 figli. Stava cuocendo in un fornetto di pietra con un fuoco fatto di cespugli, delle pizzette per i figli, e quando siamo arrivati non ha esitato un attimo a offrirle a noi con del thè alla menta. Le abbiamo lasciato farina, zucchero, thè, ed altri generi alimentari non deperibili. Abbiamo fatto un giro nei vari villaggi, e tutte storie di miseria. Tornati nel pomeriggio, prenotiamo un tour nel deserto tramite dromedari per arrivare ad un’oasi e passare lì la notte. Ci accompagnava un berbero con due dromedari, uno per me l’altro per Flavia. Percorsi i primi 500 metri in groppa al dromedario, dico all guida di farci scendere. Noi abituati alla sella comoda della moto, sembra che ad ogni passo dell’animale dovevamo cadere giù. Ci siamo fatti circa due ora a piedi. In prossimità dell’oasi c’éra una duna altissima, e decidiamo di scalarla per vedere il tramonto. Sara stata alta centocinquanta metri, e arrivati in cima non senza qualche difficoltà, il panorama ci ha ripagati dello sforzo. Per scendere abbiamo sfrutta la forza di gravità e scivolando sulla sabbia a poco a poco siamo arrivati giù. Nell’oasi ci hanno fatto accomodare nella nostra tenda e poi ci hanno invitato ad una cena caratteristica con prodotti locali e canti e balli in rigoroso stile “berbero”. Chiudiamo la serata a guardare il cielo limpido privo di luci artificiali.
Nono giorno, venerdì 25 aprile.
Giornata soleggiata e calda.
Stamattina sveglia presto per ammirare l’alba sempre dalla cima della duna. Ci arrampichiamo appena in tempo a vedere lo spettacolo. Alla discesa ci aspetta una ricca colazione e la guida che ci porta indietro. Noi decliniamo l’offerta e ce la facciamo a piedi fino al resort. Riprendiamo la moto e ci prepariamo ad affrontare il percorso che ci porterà a visitare “le gole del Todra e del Dades”. Torniamo indietro e al bivio giriamo a sinistra per Alnif, proseguiamo per Tinghir e da qui inizia il percorso delle due strade la r703 e la r704 quasi tutto sterrato ad anello che passa prima per le gole del Todra e in finale del Dades. Almeno 60 km di pista di montagna semidesertica. Nel tragitto abbiamo incontrato solamente due pastorelli che pascolavano il gregge. Ci hanno chiesto una bottiglia di acqua. Completato il giro delle gole arriviamo a Boumalne Dades. E’ tardi, quasi buio e ci apprestiamo a trovare un resort per dormire. Lo troviamo subito, e il ragazzo all’esterno ci dice che ci guarda la moto per tutta la notte. Noi totalmente impolverati, in camera dobbiamo lavare sia gli zainetti, sia le tute. La cena sempre alla marocchina “tajine”. Si tratta di un vaso di coccio con dentro non sai mai cosa. Stufato di carne, riso, polpette di pollo, agnello con tanti di quegli aromi che solo se hai fame lo mangi e sembra buono! Bellissima giornata, anche tragicomica, per via della rottura del parafango posteriore della moto, e del meccanico in un villaggio che ce l’ha riparato. Non posso trascrivere tutta la scena, bisognava viverla. Le risate non sono mancate. Intorno a noi una moltitudine di ragazzi. Ognuno diceva la sua. Io guidavo le operazioni, ma dovevate stare lì, tra berbero, inglese, francese, spagnolo, italiano…..il soprannome del meccanico era cica cica. Che ridere. Alla fine l’appiccicatura che ha fatto è durata 2 km di sterrato.
Decimo giorno, sabato 26 aprile.
Usciamo dal resort e subito il parcheggiatore ci fa capire che la moto è a posto perché lui è stato tutta la notte a fare la guardia. Gli regalo cinque euro, faceva salti di gioia. Riprendiamo il viaggio tramite strada N.10 attraversando la valle delle rose. Questo è il periodo della raccolta e vediamo attorno ai cespugli tantissime persone intente a raccogliere con delicatezza i petali delle rose. Proseguiamo per Ouarzazate e giriamo in direzione Marrakech, ma dopo pochi km un cartello ci dà l’indicazione per il sito di Ait-Ben Hoddou. Si tratta di una città fortificata costruita con fango e paglia intorno al 1700. E’ stata scelta come sito per girare moltissimi film. Lasciamo la moto sulla strada, e guadiamo il fiume (in secca) per arrivare al sito. Il turismo di massa qui è esagerato. All’interno tantissimi negozi e botteghe di artigiani. Tutti vogliono venderti qualcosa. Proseguiamo per questa strada, la P 1506 che è quasi tutta sterrata, ma ci sono lavori in corso per asfaltarla. Arriviamo al passo Col-Du-Tichka a quota 2260 mt. La temperatura si attesta sui 20 gradi. Riprendendo la N.9 che dopo una serie interminabile di curve, ci porta a Marrakech. Mentre imposto il navigatore per dargli l’indirizzo dell’hotel si avvicina un ragazzo in motorino proponendo di accompagnarci. Io gli faccio notare che ho il navigatore e lui continua a farfugliare. Parto, dopo 10 minuti mi trovo nella giungla di stradine, un caos indescrivibile, la strada a poco a poco è diventata strettissima che la moto non passava più. Sono costretto a fermarmi. Un traffico di carretti, motorini e persone. Mi si parano davanti vari ragazzi uno mi chiede 50 euro per portarmi in albergo. Al mio rifiuto tutti si allontanano. Chiedo ad altri ma stessa cosa. Ad un certo punto passano in due su un motorino scalcinato, li fermo sventolando un biglietto da 5 euro. Gli faccio leggere l’indirizzo dell’hotel, mi accompagnano. Tutto risolto. Il resort, che avevo segnato su un foglietto l’indirizzo datomi da certi bresciani incontrati il giorno prima, non aveva camere disponibili. Ma quello accanto si ed era anche più bello. Metto la moto in garage, e percorsi 700 mt siamo nella celeberrima piazza Jamaa El Fna. Maghi, incantatori di serpenti, prestigiatori, venditori di acqua, ammaestratori di animali, musicisti, mangiafuoco. Tutto e di più. Tantissimi chioschi che preparano i cibi più disparati. Noi ne scegliamo uno a caso e ci accomodiamo. Tutto squisito. Continuiamo a girare per la piazza tutta illuminata, e saliamo sulla terrazza di un bar posto sulla piazza, per vedere meglio lo spettacolo. Davvero unico. Oggi giornata soleggiata e caldissima. Percorsi circa 300 km.
Undicesimo giorno, domenica 27 aprile.
Giornata soleggiata e caldissima, 37 gradi nelle ore centrali.
Giornata interamente dedicata alla visita della capitale. Iniziando dalla medina per poi recarsi al minareto, ai giardini Majorelle. Il pomeriggio ci siamo piazzati sulla terrazza di un bar che da sulla piazza, e ci siamo gustati tutta la preparazione di come essa si trasforma per diventare quando è buio, il luogo più incantevole della città.
Dodicesimo giorno, 28 aprile.
Giornata soleggiata e calda.
Stamattina partenza di buon mattino da Marrakech direzione Cascate d’Ouzoud. Ho preso di proposito una “strada tortuosa” e dopo una marea di curve, con panorami che ti stupiscono arriviamo alle cascate. Con una guida locale abbiamo girato l’intero sito. Davvero una meraviglia della natura. L’acqua sgorga come d’incanto dalle viscere della terra. Proseguiamo per la diga di Bin el Ouidane. Uno sbarramento artificiale che forma un lago dal color turchese. Vista l’ora tarda scendiamo dall’atlante alla volta di Casablanca, 200 km di strada piana ma sempre interessante. Andiamo diretti alla moschea, è chiusa, prendiamo nota degli orari. Cerchiamo un albergo, e il solito Ibis, con parcheggio interno ci accoglie. A domani per la visita.
Tredicesimo giorno, 29 aprile.
Giornata soleggiata e calda.
Subito ci dirigiamo alla visita della moschea di Hassan 2°, la più grande del Marocco. Impressionante la grandezza dell’edificio, e del piazzale. Il minareto è alto 210 metri. Prenotiamo una visita con guida in lingua italiana, e tolte le scarpe iniziamo. All’interno tutto un susseguirsi di esclamazioni di meraviglia. Finita la visita mentre ci rechiamo al parcheggio incontriamo i nostri amici Elisabetta e Gianluca. Ci siamo conosciuti l’anno scorso quando abbiamo fatto un tour in Tunisia con la moto. Anche loro facevano il tour del Marocco, in moto con un gruppo di Italiani. Dopo i saluti e la foto di rito, partiamo alla volta di Rabat, la capitale amministrativa del Marocco. La troviamo molto caotica. Ci fermiamo accanto al palazzo reale, e i sontuosi giardini, ma il servizio d’ordine ci fa allontanare. Puntiamo su Meknes, altra città imperiale del Marocco. Anche qui una visita alla medina, alle mura di fortificazione e alla piazza principale, che sembra una miniaturizzazione di quella di Marrakech. Da qui tramite stradine secondarie, arriviamo a Volubilis, dove troviamo una pensioncina che con 20 euro ci da la camera e la colazione.
Quattordicesimo giorno, 30 aprile.
Giornata soleggiata e calda.
Iniziamo la visita del sito archeologico romano, con L’arco di Caracalla, la basilica romana, i resti di un acquedotto e delle terme. Il giro del Marocco volge al termine. Prendiamo direzione mare per la citta di Asilah, sempre tramite stradine secondarie. Arrivati, ci spariamo una frittura gigante, una passeggiata sulla spiaggia, e ripresa la moto percorriamo tutta la strada litoranea che ci porta al porto di Tangeri. Ci accorgiamo che il traghetto è in partenza e dopo una rocambolesca trattativa con un faccendiere del luogo, riusciamo a saltare la lunghissima fila, e ottenere timbri di uscita e biglietto della nave con un supplemento di 20 euro! Imbarco immediato e tramonto gustato dal ponte superiore. Sbarchiamo ad Algeciras che sono le dieci e andiamo alla ricerca dell’hotel. Subito trovato.
Quindicesimo giorno, 1 maggio.
Giornata soleggiata e calda.
Questa mattina ci svegliamo di buon ora e decidiamo di impiegare questi due giorni per raggiungere Barcellona, visitando la Spagna centrale. Granada, e poi sempre su strade secondarie direzione la citta di don Chisciotte. Dopo aver attraversato distese infinite di olivi, vigneti e campi di grano. Mi trovo ora all’interno di un mulino a vento nella città di Alcazar de San Juan. Ne visitiamo un paio e vogliamo arrivare a Saragozza. Dopo 900 km da questa mattina, alle undici della sera siamo in centro. Stanchissimi e infreddoliti. Cerchiamo una stanza e dopo due-tre tentativi, un signore ci accompagna in una dependance della sua pensione. Lascio la moto con tutti i bagagli fuori sulla strada, e noi ci buttiamo sul letto sfiniti.
Sedicesimo giorno, 2 maggio.
Giornata soleggiata e calda.
Stamattina fino alle due, interamente dedicata alla visita di Saragozza. Bellissimo centro storico, belle la cattedrale de Nostra Signora de Pilar, e quella di San Salvator. Fra poco avvicinamento a Barcellona dove alle 22 parte il traghetto per Civitavecchia. Dopo la visita a Saragozza visto che avevamo ancora 8 ore prima di salire sul traghetto, rapido trasferimento a Lleida ad ammirare la maestosa cattedrale, con salita sul campanile tramite 250 gradini. Che fatica! Ma che panorama! Ci rimane ancora qualche ora, allora tramite stradine secondarie arriviamo a Tarragona. Visita alla cattedrale e ad un antico porto romano. Il tempo stringe percorriamo la bellissima strada litoranea per Barcellona .Alle 21 siamo al porto, il tempo di fare il biglietto e via a bordo. Lasciamo la Spagna sempre affascinante.
Diciassettesimo giorno, 3 maggio.
Giornata passata sul traghetto, compresa una sosta a porto Torres, alle otto della sera sbarchiamo a Civitavecchia. Alle dieci siamo a casa.
Epilogo.
Ecco terminata questa nostra vacanza “marocchina”. Che dire? Il Marocco è un paese bellissimo. Montagne, pianure, deserti, grandi città, piccoli villaggi. Ogni angolo è una nuova scoperta. Siamo partiti con un po’ di timore, e invece abbiamo incontrato gente sempre ospitale, si a volte un po’ invadenti ma sempre nella norma. La missione “bambini nel deserto”, ci ha fatto scoprire tanta gente povera, ma, sia il governo, sia le organizzazioni umanitarie, stanno facendo passi da gigante per portare loro una speranza di vita migliore. Il paese è tutto un cantiere. Nelle piccole città si vedono già i primi centri commerciali. Grandi viali con marciapiedi illuminati. Resort turistici all’avanguardia. Certo nei piccoli paesi e nei villaggi di montagna c’è ancora molto da fare, ma il tempo darà loro ragione. Dicevo, siamo partiti un po’ timorosi per via del fatto che viaggiavamo sempre da soli. Non in gruppo. Ma ci siamo dovuti ricredere subito. Non abbiamo mai avuto la percezione di trovarci in pericolo. Anche nei vicoli stretti delle medine, mai nessuno ci ha importunato. Sia nelle città, sia nei villaggi quando ci fermavamo a chiedere informazioni, facevano a gara per fornirle, e sempre in modo veritiero. Gli alberghi. Non abbiamo prenotato nulla dall’Italia. I biglietti dei traghetti li ho fatti sempre nel porto di imbarco. Gli alberghi li decidevo la sera all’arrivo in qualche città o paese. Sempre trovato posto. Solo a Marrakech avevo un indirizzo che mi avevano dato certi bresciani conosciuti la mattina, e recatomi lì l’hotel era completo. Niente paura a 50 mt. di distanza abbiamo trovato un altro albergo meglio di quello. Abbiamo dormito in una decina di alberghi diversi, e non sempre c’éra il garage. Ci facevano lasciare la moto fuori dicendo che non c’éra nessun problema. Poi veniva sempre qualcuno che si definiva “guardiano notturno” e la mattina con una mancia di 2-3 euro ritrovavi la tua moto come l’avevi lasciata. Quando capitava di fare escursioni turistiche a piedi, lasciavamo la moto con giacche bagagli e caschi, trovando nelle vicinanze sempre uno che te la guardava. Qualche volta non c’éra nessuno, ma al ritorno trovavo ogni cosa al suo posto. Una volta ho lasciato la macchina fotografica sulla sella, e al ritorno dall’escursione l’ho ritrovata lì. Quando devi acquistare qualcosa, allora lì devi trattare. E’ come un gioco, e alla fine non vince nessuno. Lui ti lascia la merce al prezzo che tu vuoi pagare. Le strade statali marocchine sono tutte in ottime condizioni. Le provinciali un po’ meno. Quelle dei paesi più piccoli e dei villaggi un po’ disastrate ma sempre percorribili tranquillamente. Poi ci sono “le piste”. Le piste sono strade non asfaltate, ma tenute bene. Considerate che nelle piste ci devono passare gli asini che tirano i carretti, le automobili che riforniscono i villaggi e anche i furgoncini. La pendenza non è mai elevata. Una moto anche stradale ci passa senza problema. Unica nota dolente che la manutenzione non è assidua e quindi si formano buche, cadono sassi, si smottano. Poi se percorri una pista dove il giorno prima c’è stato un temporale che ha fatto franare una parete riversando fango sulla carreggiata, magari anche per un tratto di dieci metri….allora sono problemi. Considerate che io ho percorso circa 150 km di piste sterrate, con passeggera e moto carica. A volte Flavia è dovuta scendere, a volte ha dovuto spingere la moto. Ma grossi problemi non ne ho mai avuti. Consiglio di percorrerle da soli e senza bagagli, il divertimento è assicurato Le gomme. Ho percorso in totale 5800 km, di cui 150 di sterrato. Servivano le gomme tassellate? NO, assolutamente NO. Le piste si possono percorrere tranquillamente con gomme tipo anakee 2. Anche con gomme prettamente stradali anakee 3. A meno che non vi rechiate in Marocco per fare solo “sterrato”, sconsiglio di montare gomme tassellate. Io avevo montato un semitassellato della Heidenau , la scout k 60. Su strada sono comunque molto rumorose. Pentito al 100%. Poi non dimenticate che cavalcate una moto da 250 kg e oltre, mica una ktm da 120!!!!! . La sabbia. La GS sulla sabbia è inguidabile, e se riesci anche a guidarla dopo pochi metri la ruota posteriore affonda e tirarla su non è uno scherzo. Io per fare il cretino mi sono insabbiato e per uscirne fuori a forza di sgassate stavo bruciando anche la frizione! Mai più. Le stazioni di rifornimento. Nessun problema per la benzina. Sulle strade principali tanti distributori. Sulle strade secondarie un po’ meno, ma a distanze tali da essere sempre in sicurezza. La moto. Prima di partire dovevo fare il tagliando, ma per mancanza di tempo sono riuscito solo a cambiare l’olio. Niente filtri, niente registrazione valvole . Con me portavo solo un kit riparazione gomme e le chiavi in dotazione. Nessun problema alla moto, solamente percorrendo un tratto di fuoristrada duro e scalettato per 25 km circa mi si è spezzato un supporto che tiene il parafango posteriore. A dire il vero pensavo che mi si smontava la moto tante erano le vibrazioni! Al successivo sterrato si è spaccato il secondo supporto. Abbiamo provato con un meccanico di un villaggio a ripararlo, ma al terzo sterrato si è rotto anche il terzo di supporto. Tolto e riportato a casa come cimelio. Al ritorno a casa ho fatto un rabbocco dell’olio di circa mezzo litro. Il clima. A parte un pioggerellina della durata di circa mezzora con temperatura scesa fino a 4 gradi nel paese di Ifrane, nei restanti giorni sempre sole e temperature che andavano dai 20 gradi fino ad arrivare ai 37 dalle parti di Marrakech .A Merzouga nei pressi del deserto temperatura sui 32, 33. A noi questo viaggio è piaciuto tantissimo. Grazie a tutti per i post di incoraggiamento, e se dovete affrontarlo portatevi …………..
La metà dei bagagli …… e il doppio dei soldi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ciao.